PERICLE FAZZINI
Grottammare (Ascoli Piceno) 1913 - Roma 1987
scultore
Nasce a Grottammare,in provincia di Ascoli Piceno,il 4 maggio 1913 da
Vittorio e Maria .Giovanissimo, inizia a lavorare nella falegnameria di famiglia, accanto
ai numerosi fratelli, apprendendo a intagliare il legno e dedicandosi alla scultura nei
momenti liberi. Intorno al 1929 il poeta Mario Rivosecchi, compaesano di Pericle eamico di
famiglia,convince il padre a assecondarne il precoce talento, inviandolo a studiare a
Roma.
Fazzini si trasferisce a Roma nel 1930, iniziando a frequentare i corsi della scuola
libera del nudo e a osservare la scultura barocca.Tra i suoi primi amici troviamo il
pittore Alberto Ziveri, con il quale divide i primi studi e
alcune esperienze iniziali (da notare la partecipazione alla IV Triennale di Monza,1930,
dove i due collaborarono con l'architetto razionalista Luigi Moretti alla realizzazione
della Casa del poeta). Nel 1931 Fazzini vince il concorso per un monumento al
Cardinale Dusmet (mai realizzato, il bozzetto è a Catania, Palazzo degli Archivi). I suoi
interessi si estendono alla scultura moderna: negli appunti si trovano tracce di una
giovanile ammirazione per Rodin, Bourdelle e Maillol. Nel 1932 con il bassorilievo Uscita
dall'arca vince il concorso per il Pensionato artistico nazionale,che garantiva per
due anni un discreto mensile e l'uso di uno studio sul Campidoglio. E' l'inizio di un
periodo di lavoro molto intenso i cui primi frutti appaiono nel gennaio 1933 in una mostra
presso la galleria di Dario Sabatello, tenuta
insieme ad Alberto Ziveri e a Giuseppe Grassi. L'esposizione ha
un notevole successo di critica: viene paragonata per il suo impatto sull'ambiente romano
a quella di Mafai e Scipione tenutasi
tre anni prima alla Galleria di Roma ed ottiene recensioni favorevoli da parte di Piero
Scarpa, Corrado Cagli, Alberto Neppi, Dario Sabatello. In febbraio
Fazzini espone nuovamente al Circolo delle Arti, ottenendo nuovi riscontri di critica da
parte di Cipriano Efisio Oppo e Giuseppe Pensabene. Si ampliano le
sue amicizie nell'ambiente romano: per il tramite di Giuseppe Ungaretti conosce Marguerite Caetani, principessa di Bassiano e animatrice della
rivista "Commerce", che nel 1934 lo invita a partecipare ad una collettiva a
Parigi (insieme a E.Vuillard, P-Bonnard, D. deSegonzac, A.Masson, C.Cagli).Una
delle tre sculture in legno inviate (il Ritratto di Anita) viene
acquistata dal Musée Jeu de Paume. Questo periodo di successi culmina nel 1935 con la
partecipazione alla II Quadriennale d'Arte Nazionale: i due altorilievi Danza e Tempesta
suscitano una notevole emozione e ottengono un premio di 10.000 lire. Nonostante il
talento dell'artista si esprima in queste opere con la massima libertà di mezzi,la loro
energia convince anche critici di orientamento tradizionalista come Margherita Sarfatti e Emilio Cecchi:
"Fazzini- scrive quest'ultimo - debutta come il diciassettenne Michelangelo della
zuffa dei centauri, ma sopra superfici dieci volte tanto"(in "Circoli",
Roma, 1935,III). Dopo la partecipazione alla mostra Art Italien des XIX et XX siècles
(Parigi, Jeu de Paume) e ai Littoriali dell'arte Fazzini riceve l'invito a partecipare
alla Biennale di Venezia, ma inaspettatamente il Pensionato Artistico decide di non
rinnovargli la borsa di studio, mettendolo così di fronte a serie difficoltà economiche.1935- 1943 "Momenti di solitudine"
Gli anni tra il 1935 il 1938 sono piuttosto difficili. Con il denaro del
premio vinto alla quadriennale lo scultore prende in affitto lo studio di via Margutta
dove lavora per il resto della sua vita. Si isola dall'ambiente artistico romano,
realizzando in solitudine alcuni dei suoi massimi capolavori, come il Ritratto di Ungaretti e la Danzatrice e partecipando
alle esposizioni pubbliche con opere di minore impegno, talora legate al temi della
propaganda al regime. Nel 1938 pone tuttavia fine al suo isolamento partecipando alla
Biennale di Venezia con un gruppo di sculture che lo afferma ai massimi livelli della
ricerca europea: oltre al Ritratto di Ungaretti ne
fanno parte i cosidetti Momenti di solitudine, due figure in legno rappresentanti
un Giovane che ascolta e un Giovane che declama, realizzati con una insolita
politezza formale. Esse costituiscono il punto di arrivo di una ricerca tenacemente
perseguita per tutto il corso degli anni Trenta sulla falsariga della scultura greca:
dall'arcaismo delle prime espressioni (si veda il Ritratto di Anita n.2, dipinto in
legno come gli antichi xoana) fino alla compiutezza classica di Fidia e oltre,
all'eleganza proporzionale di Lisippo e alla libertà compositiva e dinamica
dell'ellenismo. Un confronto compiuto da Fazzini senza il minimo senso di inferiorità e
senza scendere mai nella citazione, ma viceversa con un massimo di originalità . Nel 1939
,in occasione della II Quadriennale, questo confronto si estende ad altri modelli: il Passaggio
del Mareb, bassorilievo raffigurante un momento della guerra di Etiopia non può non
ricordare le superfici tormentate e il senso di dramma storico delle colonne onorarie
romane, in un momento in cui gli artisti erano chiamati a confrontarsi con una situazione
politica sempre più aspra . E' il momento di "Corrente", la rivista
fondata a Milano per raccogliere le energie e i dissensi della giovane arte italiana.
Fazzini,con altri artisti romani partecipa alla seconda mostra proposta dal movimento, nel
dicembre 1939 alla Galleria Grande di Milano. Nel gennaio 1 940, sempre sulla via di un
ancora incerto e nascente "realismo" prende parte con R. Guttuso,
V. Guzzi, L. Montanarini , O. Tamburi, A.Ziveriad
una importante collettiva alla Galleria di Roma. Nel
giugno 1940 sposa Anita Buy, la scrittrice a cui era da tempo legato, poco dopo parte per
il servizio militare, raggiungendo dapprima Padova , poi Zara.
Nel 1941-42 durante il soggiorno nella cittadina dalmata ha modo di continuare a lavorare:
molti disegni vengono inviati alle riviste "Primato",
"Documento", "Domus", lo scrittore Curzio
Malaparte gli acquista il rilievo Danza per collocarlo nella celebre villa di
Capri, ma soprattutto, Fazzini da' il via a una produzione che si rivelerà molto
fruttuosa negli anni a venire,quella dei "bronzetti", realizzati con l'antica
tecnica della "cera perduta". L'ultimo periodo del servizio militare lo
trascorre a Viterbo, aggregato al corpo dei paracadutisti. Congedato 1'8 settembre del
1943 fa ritorno a Roma., dedicandosi ad una importante scultura appena iniziata allo
scoppio della guerra: il Ragazzo con i gabbiani. Realizzata in legno con
tracce di colore, essa raffigura un giovane intento a raccogliere conchiglie sulla riva
del mare,con alcuni gabbiani che gli volano intorno, un tema difficilissimo da rendere in
scultura, in cui la figura umana appare come il mezzo per evocare la luce dell'estate,
l'aria e il volo, il rumore del mare. Pensando a sculture come questa Ungaretti definì Fazzini "lo scultore del
vento", per la sua capacità di suggerire e rappresentare gli aspetti più eterei e
lirici della natura.
Il dopoguerra
"Nel dopoguerra - ricorda Fazzini - iniziò per me un nuovo periodo
creativo. Ripresi il discorso interrotto con la Figura che cammina, in cui avevo
tentato di realizzare una scultura assoluta, sublimazione della figura umana al di là
della suasessualità. Terminai le sculture interrotte durante la guerra e poi mi dedicai
alla creazione di nuove forme: il punto di arrivo delle mie ricerche sono la Sibilla
e il Profeta, due simboli dell'uomo nel suo rapporto mistico e ascetico con
l'universo, due figure che nel loro spazio riassumono l'ansia e la promessa di un nuovo
"regno dello spirito" (cfr. Fazzini, catal., Roma I984, p.82). Prima ancora
delle due sculture ricordate dall'artista, vide la luce il fucilato, una
delle più intense espressioni figurative del dramma bellico appena concluso e una delle
prime creazioni fazziniane in cui emerge un sentimento religioso del dolore e della
sofferenza umana, un tema sul quale l'artista tornerà con frequenza dando sfogo ad un
lato pessimista, amaro e lucido del suo carattere . Nel 1946 Fazzini espone alla Galleria
del Secolo di Roma accanto a A. Corpora, R. Guttuso,
S.Monachesi, G.Turcato, con opere realizzate dieci anni prima: è il segno di un
volontario ricongiungimento a quelle esperienze nel segno della sintesi formale con cui
aveva iniziato il suo cammino. Allo stesso modo va intesa la vittoria al Premio Torino del
1947 con una scultura del 1939, Anita in piedi, e infine la partecipazione alla
prima "mostra del fronte nuovo delle arti" (giugno I947, Milano, Galleria della
Spiga) accanto a quegli artisti (Leoncillo, N. Franchina, A.
Corpora , E. Vedova, R. Guttuso ecc.) che allora proponevano una
ricerca linguistica basata sulla sintassi cubista (o neocubista) come tentativo di
riallacciare i fili con la cultura europea.
Fazzini,ben preparato a queste ricerche fin dalla sua giovanile adesione al clima del
razionalismo architettonico e da una innata propensione alla sintesi della forma, ne
trasse utili insegnamenti giungendo con la Sibilla (vincitrice nel I949 del Premio
Saint Vincent) e con il Profeta a esiti di alta qualità. Nel 1950-51 riprende il
rapporto con l'architettura realizzando grandi figure di angeli per la cappella di Santa
Francesca Cabrini (Roma , S.Eugenio), nell'aprile del 1951 la Fondazione Premi Roma ospita
una vasta antologica, introdotta in catalogo dagli scritti degli amici R.Lucchese e G.Ungaretti. Lo stesso anno l'Accademia di San Luca gli
conferisce il Premio Einaudi.
Successi internazionali
Nel 1952 tiene una personale alla Alexander Jolas Gallery di New
York,inaugurando un periodo di attività in campo internazionale. Lo stesso anno l'editore
De Luca pubblica la prima monografia, a cura di R.Lucchese.
Nel 1954 partecipa alla Biennale di Venezia con una personale che gli vale il primo premio
per la scultura. L'anno dopo ottiene la cattedra di scultura all'Accademia di Firenze: vi
insegnerà per quattro anni, pur continuando a risiedere a Roma. Successivamente
insegnerà nell'Accademia di Belle Arti di Roma (1958-1980). Del 1956-57 è uno dei
progetti più arditi: quello per un monumento alle vittime di Auschwitz (non realizzato):
"Doveva essere una grande superficie orizzontale di sessanta metri di lato, come una
piazza concava, scavata da sentieri che passavano in mezzo alle figure dei morti .E la
gente camminando verso il centro si trovava a poco a poco sempre più in basso, fino ad
avere le teste scolpite all'altezza degli occhi " ( cfr.Fazzini,cit.,p.88). Negli
anni seguenti si fa sempre più importante l'impegno in opere a carattere monumentale: nel
1959-60 esegue il portale in bronzo della chiesa di S.Giovanni Battista sull'Autostrada
del Sole (presso la stazione di Firenze nord) con scene raffiguranti Il Passaggio
del Mar Rosso e L'arrivo dei Re magi. Tra il 1961 e il 1965 si dedica
alla Fontana per il Palazzo dell'ENI a Roma EUR, immaginando di "proiettare
all'esterno il sottosuolo, isolandone un frammento in maniera tale che si abbia la
sensazione delle profonde stratificazioni della terra sino alle viscere da cui viene
estratto il petrolio" (cfr.Fazzini,cit.,p.88). Del 1964-65 è il Monumento alla
Resistenza in Ancona e dello stesso periodo il bozzetto per un mai realizzato
Monumento a Kennedy: doveva essere una grande stele (30 metri di altezza) con tagli e
fenditure nel senso della lunghezza che scoprivano, in controluce,il profilo di Kennedy
(una prova in dimensione ridotte,successivamente intitolata Metamorfosi e fusa in
bronzo,venne donata anni più tardi alla sua città natale). Nel 1965-66 conclude il suo
lavoro per il Palazzo della Federconsorzi a Roma: nel 1955 aveva compiuto sulla facciata
un lungo fregio (52 metri per l,l5 di altezza) dal titolo I campi, nel 1965-66
realizza all'interno del palazzo un altorilievo in legno dal titolo Il solco, un
campo arato tra due file di olivi contorti in cui, rievocando il paesaggio marchigiano,
Fazzini ritrovò la straordinaria energia dei suoi rilievi giovanili. Mentre in Italia si
moltiplicano le commissioni per imprese pubbliche, crebbe l'interesse all'estero: nel 1961
tiene una personale a Darmstadt, nel 1962 alla Kunsthalle di Dusseldorf. Nel 1963 in
Giappone appare una nuova monografia, contribuendo alla crescente notorietà dell'artista
in questo paese, particolarmente interessato alla scultura italiana (vi esporrà in mostre
personali e collettive nel 1970,'71,'72,'73). Da un punto di vista stilistico gli anni
Sessanta sono ricchi di esperimenti: proseguendo la sua ricerca di astrazione dalle forme
naturali Fazzini realizza per la Quadriennale del 1965 la Conchiglia, una grande
scultura mobile in bronzo.Per il porto di San Benedetto del Tronto progetta il Monumento
al marinaio (non realizzato), una grande forma bianca ispirata ai movimenti del mare,
al vento e al volo dei gabbiani, che doveva innalzarsi per 26 metri di altezza e muoversi
alle correnti d'aria.
La Resurrezione
Nel 1970 inizia l'avventura della Resurrezione, la grande
scultura per la Sala delle Udienze in Vaticano, che per la sua portata storica può essere
considerata come il punto di approdo di tutta la sua ricerca. E' facile trovarvi riassunti
i grandi amori di Fazzini, il "senso fisico di pelle sulle costole" che nel 1930
lo aveva avvicinato al barocco e a Rodin, il sentimento mistico della natura, che lo
spinge a reinventare le forme di alberi e nuvole aperti a ventaglio intorno al
Cristo.Infine il "mestiere" che gli permette anche in questo caso di adattare
soluzioni tecniche nuove e avanzate (il punto di partenza della fusione era un prototipo a
grandezza naturale realizzato in una sorta di polistirolo con l'aiuto di chiavi elettriche
incandescenti). La genesi della scultura è piuttosto lunga: i primi contatti con il
Vaticano si ebbero nel 1965, ma la decisione finale arriva solo nel 1972, grazie
all'intervento personale di Paolo VI . I1 lavoro e la successiva fusione richiesero quasi
sette anni, fino all'inaugurazione che avviene il 28 settembre 1977. L'episodio evangelico
è ripensato da Fazzini come una grande esplosione che sconvolge l'orto di Getsemani.
Cristo emerge da una composizione di elementi naturali, in basso roccia, radici, rami
contorti di ulivo, più in alto nuvole e infine un'ampia corona di saette. Durante le
ultime fasi di lavorazione (nell'agosto del 1975) l'artista, provato dalla grande fatica,
viene colpito da trombosi. La ripresa avviene lentamente e i suoi ultimi anni trascorrono
in relativa tranquillità, tra lo studio di via Margutta e la casa costruita a Grottammare
presso un bosco di querce secolari. Fazzini si dedica soprattutto ai bronzetti,
all'incisione e anche a raccogliere i molti scritti e appunti.
Due grandi antologiche ripropongono al pubblico la sua lunga carriera: la prima ad
Avezzano nel I983, la seconda, nel dicembre 1984 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna,
ancora una volta accanto ad Alberto Ziveri. Tra le fonti di
ispirazione principali negli ultimi anni ritroviamo gli spazi aperti dell'Adriatico,
suggeriti ora in una serie di pastelli che aggiungono alla ricerca formale la suggestione
del colore, in una estrema sintesi figurativa .
Muore a Roma il 4 dicembre 1987. In uno dei suoi ultimi appunti si legge: "La morte e
la vita sono la medesima cosa, fanno parte dell'infinito mistero in cui gli uomini e i
piccoli invisibili insetti hanno lo stesso peso, in un sempre più misterioso universo che
non si logora mai".
Bibliografia essenziale
G.Ungaretti, R. Lucchese,Pericle
Fazzini (catalogo della mostra all' Ente Premi Roma) Roma 1951; R.Lucchese, Pericle
Fazzini, Roma 1952 (con bibliografia precedente, antologia della critica e Appunti
dell'artista); D.Durbè, M.Fagiolo dell'Arco,V.Rivosecchi, Fazzini (catalogo
della mostra alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna), Roma 1984 (con bibliografia
precedente); Catalogo Fazzini, a cura di G. De Feo, J. Teshigawara, V. Rivosecchi, Tokio
1990; Catalogo Fazzini, a cura di A . Masi, Napoli 1992; Catalogo Fazzini e Grottammare, a
cura di V. Rivosecchi, Grottammare 1996. |