MARIO MAFAI
Roma 1902 - Roma 1965;
pittoreIl padre è notaio, la madre dirige la Pensione
"Salus" a Piazza Indipendenza. Il giovane Mafai abbandona gli studi regolari
intorno al 1917 per dedicarsi alla pittura. Nel 1924 stringe amicizia con Gino Bonichi (Scipione) e insieme frequentano la scuola libera del nudo
all'Accademia di Belle Arti.
Nel 1925 si lega alla Raphaël da poco giunta da Parigi, dalla
quale avrà tre figlie, Miriam (1926), Simona (1928) e Giulia (1930).
Nel 1927 Mafai e Antonietta vanno ad abitare nella casa-studio in Via Cavour, frequentata anche da Scipione
e Mazzacurati. Nello stesso anno Mafai esordisce nella
"Mostra di studi e bozzetti" organizzata dallAssociazione Artistica
Nazionale in Via Margutta. Nel 1928 espone alla XCIV Mostra degli Amatori e Cultori di
Belle Arti.
In questo periodo Mafai frequenta insieme a Scipione la
Biblioteca di Storia dellArte di Palazzo Venezia, stringe rapporti di amicizia con Ungaretti, de Libero,
Sinisgalli, Beccaria, Falqui.
Nel 1929 espone, con Scipione e altri, al "Convegno"
di giovani pittori a Palazzo Doria. C.E. Oppo appoggia il gruppo
dei giovani romani e scrive dellantimpressionismo di Mafai, che espone paesaggi e
ritratti, richiamando i nomi di Utrillo, Derain, Vlaminck. Di lì a poco Longhi, recensendo la I Sindacale del Lazio, conia per
il terzetto Mafai- Scipione- Raphaël
la fortunata definizione "Scuola di Via Cavour".
Ai primi del 1930 parte con la moglie per Parigi, ma nel novembre è di nuovo a Roma per
una personale, con Scipione, alla Galleria di Roma diretta da P.M. Bardi. E' una fase di transizione; i tenebrosi impasti
che gli derivano dalle suggestioni museali cedono a un rinnovato interesse per la luce.
Nel 1931 espone alla I Quadriennale di Roma, che farà conoscere la sua opera, con quella
di altri esponenti della scuola romana, in una mostra itinerante negli Stati Uniti
(1931-32); esordisce alla XVIII Biennale di Venezia (1932).
Gli anni 1933-34 lo vedono impegnato in un intenso lavoro, che produrrà alcune fra le sue
opere maggiori, Donne che distendono al sole (1933), Nudo in riposo (1933, Roma, Galleria
Nazionale d'Arte Moderna), Lezione di piano (1934) e la serie dei Fiori. Nel 1935 la II
Quadriennale accoglie una sua personale con 29 dipinti, che sancisce la sua posizione e
gli frutta un premio di 25.000 lire. Nello stesso anno si inaugura a San Francisco la
"Exhibition of Contemporary Italian Painting", mostra itinerante organizzata da Sabatello, che rappresenta la recente svolta in senso
tonale della pittura romana. Il successo è ribadito dalla personale alla Galleria della
Cometa (1937), dove compaiono fra l'altro alcune delle sue celebri Demolizioni, raffinate
meditazioni coloristiche che traggono spunto dagli sventramenti in atto nel centro
storico. Alla XXI Biennale di Venezia (1938) ha una sala insieme a Ziveri.
Nel 1939 si trasferisce con la famiglia a Genova, per sottrarre Antonietta alle
discriminazioni razziali; gli sono vicini i collezionisti e amici Jesi e Della Ragione, incontra Manzù, Guttuso,
Birolli, si lega di amicizia con Sbarbaro. Alla seconda mostra milanese di
"Corrente" alla Galleria Grande (1939) espone le prime Fantasie, grovigli di
nudi in conflitto o grottesche mascherate, dove i più vari riferimenti (Goya, Géricault,
Grosz) si affollano in una concitata atmosfera di terrore che preannuncia la guerra.
Nel 1940 tiene un'importante personale alla Galleria Barbaroux di
Milano; vince il Premio Bergamo con Modelli nello studio (1940, Milano, Pinacoteca di
Brera). Nel 1941 ha una personale a Genova con Marino Marini. Nel 1943 ritorna a Roma e
nel '44 è tra i principali espositori della mostra "Arte contro la barbarie"
promossa da "L'Unità" alla Galleria di Roma,
dove presenta le Fantasie.
Aderisce al P.C.I. e nel '48, in una lettera a "Rinascita", s'impegna, con
altri, per un'arte contro il formalismo senza contenuti. Nello stesso anno la XXIV
Biennale di Venezia ospita un'importante personale, che raccoglie opere dal 1938 al '47.
Da quel momento è un susseguirsi di mostre e premi (ricorderemo quello alla VII
Quadriennale del '55). La Biennale del '58 accoglie 15 tele sul tema del Mercato, che
abbandonano stretti riferimenti alla realtà nel prevalere di pure tessiture cromatiche.
Gli esiti ulteriori di questa ricerca non figurativa sono esposti in una serie di mostre,
alla Galleria La Tartaruga di Roma (1959), alla Galleria Blu di Milano e alla Bussola di
Torino (1960), alla VI Biennale di San Paolo del Brasile (1961).
E' l'ultimo periodo: dal raffinato cromatismo di Ricordi inutili (1958), Rinascere (1959),
Ciò che rimane (1960) si conclude con le spoglie e drammatiche Corde del 1960-63. In un
primo bilancio dell'arte italiana fra le due guerre Mafai ha un posto di rilievo nella
mostra storica sulla scuola romana curata da Castelfranco e Durbè alla Quadriennale del
'59. Tiene la sua ultima personale alla Galleria L'Attico di Roma nel 1964; in una nota in
catalogo il pittore sottolinea la coerenza interna del suo lavoro, che, in un arco di
oltre quarant'anni, lo ha portato a scelte innovatrici non per ansia di novità o
frettoloso adeguamento, ma per esplorare, oltre l'essere, il possibile.
Bibliografia: L. de Libero,
Mafai, Roma 1949; Mario Mafai, V. Martinelli, Mafai, Roma 1967; Catalogo della mostra
Mario Mafai, a cura di G. Sangiorgi e J.Recupero, Roma 1969; La pittura di Mafai, R. De
Grada, La pittura di Mafai , Milano 1969; M.Mafai, Diario 1926-65, a cura di G. Appella,
Roma 1984; Catalogo della mostra Mario Mafai 1902-1965, a cura di F.D'Amico, G. Appella,
F. Gualdoni cat. mostra, Palazzo Ricci e Pinacoteca Comunale, Macerata 1986; M. Fagiolo
Dell'Arco , V.Rivosecchi, Mafai , Roma 1986; Catalogo della mostra I fiori di Mafai, a
cura di M.Fagiolo Dell'Arco, Roma 1989; Catalogo della mostra I Mafai - Vite parallele, a
cura di M.Fagiolo dellArco, apparati critici F. R. Morelli Roma 1994. |