QUIRINO RUGGERI
Albacina (Ancona) 1883 - Roma 1955;
scultoreEmigra assai giovane in America, dove lavora a
lungo come sarto. Rientrato a Roma intorno al 1920, verso i quarant'anni scopre prepotente
la vocazione per la scultura. Studia per circa un biennio con Arturo Dazzi, ma la sua
formazione è essenzialmente da autodidatta. Assiduo frequentatore della "terza
saletta" del Caffè Aragno, conosce Mario Broglio, che lo invita alla mostra di "Valori Plastici" alla Fiorentina primaverile del
1922.Nel 1927 ha una personale alla XCIII Esposizione degli Amatori e Cultori di Belle
Arti di Roma. Nel 1929 è presente alla I Sindacale romana, e Roberto Longhi segnala la sua produzione fra le novità più
interessanti presenti in mostra, collocandolo nella corrente egli "irrealisti"
insieme, tra gli altri, a Gisberto Ceracchini, Giovanni Ciucci,
Pasquarosa Bertoletti, Riccardo Francalancia.
Alla I Quadriennale (1931) espone nella sala in cui figurano Mafai,
Donghi, Ziveri, Ceracchini,
Scipione, Di Cocco; presenta quattro
ritratti, tra i quali quello del musicista Alfredo Casella.
Espone ancora alla III Sindacale (1932), alla XIX Biennale di Venezia (1934) e alla II
Quadriennale (1935), dove ha una sala personale con alcune fra le sue opere più
importanti, come Altea e Antonietta (1934, Roma, Galleria Comunale d'Arte Moderna). Nello
stesso anno partecipa anche alla mostra parigina "L'art italien des XIX et XX
siècles".Nel corso degli ani Venti e Trenta si dedica soprattutto alla
ritrattistica, restituendoci i volti di intellettuali ed esponenti politici . Dopo le
prime prove arcaicizzanti, sotto l'influsso della scultura indiana ed egiziana, il lavoro
di Ruggeri reinterpreta suggestioni derivate dalla plastica etrusca e romana, fino al
romanico e al Quattrocento, che gli conferiscono quel peculiare carattere di
"gravità" e severa monumentalità, una solidità architettonica che sembra
mirare a una tipizzazione senza tempo Dalla seconda metà degli anni Trenta l'opera di
Ruggeri s'involve, invischiata nei modi più esteriori del decorativismo monumentale e
celebrativo dell'epoca. Dopo la seconda guerra mondiale abbandona la scultura per
dedicarsi alla pittura secondo moduli astratteggianti; espone alla VI Quadriennale; dopo
la sua morte la XXVIII Biennale di Venezia (1956) gli dedica una retrospettiva.
Bibliografia: R. Longhi, Quirino Ruggeri, in "Dedalo", Milano 1927 M. Quesada, Quirino Ruggeri, in Roma 1934, catalogo della mostra, a cura di G. Appella,
F. D'Amico, Roma, Modena 1986; AA. VV. Roma anni Venti , catalogo della mostra, Roma 1990 |