FRANCESCO TROMBADORI
Siracusa 1886- Roma 1961;
pittore, critico darteIl padre Antonino è
libraio, incisore e plasticatore di pupi da presepio. Durante la giovinezza Francesco
frequenta la scuola tecnica. Nel 1907 si trasferisce a Roma dove segue i corsi
dell'Accademia di Belle Arti e la scuola libera del nudo. Tra i maestri c'è Giuseppe
Cellini, tra i compagni di corso troviamo Cipriano Efisio Oppo,
Amerigo Bartoli, Mario Broglio,Virgilio
Guidi. Nel 1911 tiene la sua prima personale, nel Foyer del Teatro
Massimo di Siracusa. Nel 1913 inizia a frequentare lo studio di Enrico Lionne (1875-1921)
confermando la propria tendenza verso la pittura divisionista, allora molto in voga a
Roma. Nel 1915 parte per la guerra: nell'agosto 1916 è ferito sul Podgora
nell'azione per la presa di Gorizia. Alla fine del conflitto Trombadori è nuovamente a
Roma. Frequenta assiduamente la Terza Saletta del Caffè
Aragno. E anche in contatto con lambiente di Bragaglia, come è testimoniato da una serie di
ritratti in fotodinamica e dalla sua presenza nell'Index. Il rapporto di stima proseguirà
anche quando lartista entrerà nella sua fase "neoclassica" . Dal 1920
vive a Villa Strohl-fern. Nel 1921 è nominato
professore di disegno all'Istituto Tecnico di Civitavecchia . Partecipa alla I Biennale
romana. Lavora anche come illustratore, per il libro di novelle di Henry Barbusse
"L'uomo e la donna". Nel 1922 ,agli "Amatori e Cultori" presenta
"Siracusa mia!", che può essere considerato come il punto di arrivo del suo
periodo divisionista. Nei primi anni Venti Trombadori dedica molto tempo allo studio della
pittura antica, cercando una via personale nel difficile rapporto tra avanguardia e
tradizione. La Seconda Biennale Romana, nel 1923, è l'occasione per confrontare il suo
lavoro con quello di altri "compagni di strada", da Antonio Donghi
a Carlo Socrate a Nino
Bertoletti, con i quali espone in una sala di intonazione "neoclassica" e
purista. .
Nel 1924 espone alla Biennale di Venezia e alla Esposizione di venti artisti italiani
presso la galleria Pesaro di Milano. Alla Terza Biennale romana nel 1925 espone nella
stessa sala di de Chirico (artista al quale è legato da un
rapporto di reciproca stima ed amicizia) di Antonio Donghi,
Francesco Di Cocco e Filippo De Pisis. Sempre nel 1925 inizia la
sua attività di critico darte, pubblicando su "L'Epoca" due scritti
dedicati a Fattori e alla morte di Spadini e ne
"L'Opinione" un testo sulla situazione artistica italiana. Fin dalla primavera
del 1925 Trombadori è in contatto con Margherita Sarfatti
e con il comitato organizzatore del "Novecento Italiano" , che oltre ad
invitarlo come artista lo incaricano di propiziare la partecipazione di altri esponenti
dellambiente romano, da Bandinelli a De Chirico a Bartoli
a Donghi. Nel febbraio del 1926 si inaugura a Palazzo della
Permanente di Milano la I mostra del Novecento italiano alla quale partecipa con tre
opere. Anche più interessante per i risvolti romani del "Novecento " è la
mostra dei "Dieci artisti del Novecento Italiano" che viene presentata da
Margherita Sarfatti nell'ambito della XCIII
Esposizione di Belle Arti della Società Amatori e Cultori. Il nucleo è rappresentato da
Virgilio Guidi e Carlo Socrate ,
Gisberto Ceracchini , Riccardo Francalancia
, Trombadori presenta quattro tele (due paesaggi e due nature morte). Nella sua pittura
inizia a manifestarsi un nuovo interesse per il paesaggio, frequentemente esposto nelle
mostre nazionali ed internazionali.
Nel 1931 partecipa con tre opere alla Prima Quadriennale, pubblicando anche su "Gente
nostra" varie recensioni, utili per capire le sue preferenze nel panorama italiano.
Ricordiamo che nel 1930 Trombadori recensisce con attenzione anche la mostra di due
giovani "espressionisti": Mafai e Scipione.
Prosegue la sua partecipazione alle mostre del Novecento Italiano, che in questo periodo
si tengono soprattutto all'estero (Buenos Aires 1930, Stoccolma 1931, Oslo 1932). Nel 1931
partecipa con un dipinto alla Exhibition of Contemporary Italian Painting nel museo di
Baltimore (USA). Una piccola personale è accolta dalla Biennale di Venezia del 1932. Tra
le altre mostre degli anni Trenta possiamo ricordare le varie edizioni della Biennale di
Venezia, della Quadriennale di Roma, e delle Sindacali, alle quali partecipa sempre con
piccoli gruppi di opere.
Nel 1938 appare per le edizioni di "Circoli" la prima monografia, quaranta opere
introdotte da un testo di Adriano Grande. La sua collaborazione a "Circoli" è
molto intensa e qualitativamente alta, con articoli che spaziano dalla recensione libraria
alla pittura del seicento. All'inizio degli anni Quaranta c'è da segnalare un momento
abbastanza curioso, rappresentato dai quadri dipinti per il salone dellAeronautica
alla Biennale di Venezia del 1942 e poi esposti anche alla Mostra dell'arte aeronautica
della Galleria di Roma (1943). Una evasione dal
repertorio consueto ma forse anche un segno delle difficoltà di lavoro nel periodo
bellico. L'ultimo periodo della guerra è particolarmente duro: nell'aprile 1944 è
arrestato dalla banda Koch che operava a Roma al servizio dei tedeschi e dei fascisti.
Viene ristretto nella pensione Jaccarino per strappargli notizie del figlio Antonello
ricercato dalle SS.
Dopo la guerra inizia un nuovo periodo pittorico, dedicato a una originale e raffinata
lettura del paesaggio romano in chiave neometafisica. Tra le mostre possiamo ricordare le
personali alla Galleria del Pincio (Roma 1951) alla "Tartaruga" (Roma 1955) al
Centro San Babila (Milano 1960) alla Galleria Russo (Roma 1961). Dal 1950 in poi fa
frequentemente ritorno in Sicilia.
Bibliografia : Trombadori,catalogo della mostra a cura di M.Fagiolo
dellArco, V.Rivosecchi, Roma, 1986; V. Rivosecchi, Trombadori, in Nove maestri della
scuola romana, Torino 1992; I Catalogo generale della Galleria Comunale dArte
Moderna e Contemporanea, a cura di G. Bonasegale, Roma 1995; Venezia e la Biennale. I
percorsi del gusto, a cura di F. Scotton, Venezia 1995 |