IL TEVERE Negli anni tra le due guerre la capitale
ha un rapporto molto stretto con il
"suo" fiume, nonostante la sistemazione
degli argini avesse già creato una barriera
artificiale. Il paesaggio tiberino rimane
comunque uno dei luoghi prediletti dai pittori,
dai puristi (Trombadori, Francalancia, Donghi) , agli
espressionisti (Ferrazzi, Scipione, Mafai) ai
tonalisti (Capogrossi). Delle vedute particolarmente luminose
sono quelle dipinte da Giacomo
Balla negli anni
30 e 40, nelle quali lartista,
che viveva in via Oslavia (tra Prati e Monte
Mario) registra con il suo sguardo
lespansione urbanistica della città verso
nord.
La zona intorno a Ponte Milvio vede
allopera alcuni grandi cantieri del Regime,
come quelli del Foro Italico e del Ponte Duca
dAosta, ma non bisogna dimenticare per la
storia del razionalismo a Roma anche i
galleggianti di nuova progettazione, che
ritroviamo in alcuni dipinti di Capogrossi ( Allenamento alla corda, Il poeta
del Tevere, Ballo
sul fiume). Il
Tevere, allora ancora balneabile, è nella buona
stagione uno dei ritrovi preferiti di artisti,
architetti e scrittori. Ricorda Romeo Lucchese:
"Sul galleggiante Tofini, di fronte al
Ministero della Marina, si recavano per fare i
bagni di sole, per remare sulle battane, sulle
iole o sui sandolini, e anche per nuotare,
perché in quel tratto, tra Ponte Risorgimento e
Ponte Regina Margherita, lacqua del Tevere
non era ancora infetta, alcuni tra gli artisti
che sarebbero stati, più tardi, chiamati della
"Scuola Romana": Cagli, Capogrossi, Sclavi, lo scultore Mimmo Spadini, la
pittrice Katy Castellucci, il gallerista Pier Maria Bardi, oltre alla giovane scrittrice Elsa
Morante (che allora scriveva novelle per bambini)
gli architetti La Padula e Paladini e a diversi
altri artisti figurativi, registi, attori."
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