ALBERTO MORAVIA (Alberto Pincherle).
Roma 1907- Roma 1990;
romanziereNasce in una famiglia romana ebraica
benestante. La sorella č la pittrice Adriana Pincherle.
Tra il 1916 e il 1925 deve lottare con una grave forma di tubercolosi ossea, e compie
pertanto studi irregolari, nutrendosi tuttavia di vastissime letture. Dopo un'ultima
degenza in sanatorio, tra il 1925 e il '28 scrive Gli indifferenti, dapprima
concepito come canovaccio teatrale, poi strutturato come un vero e proprio romanzo, con
una ampiezza di respiro che la tendenza al frammento di quegli anni aveva in parte
occultato. L'opera, pubblicata a Milano nel 1929, viene scritta anche nelle
"grotte" di Bragaglia di via degli Avignonesi, di cui
č un frequentatore abituale.
Partecipa al movimento novecentista guidato da Bontempelli, e su
"900" pubblica nel 1929 la sua prima novella, Cortigiana
statica. Tra la sua produzione degli anni Trenta ricordiamo il romanzo Le
ambizioni sbagliate (1935), mentre su "Pegaso" di Ojetti
e Pancrazi pubblica i racconti Delitto al circolo del tennis ( 1929) e Inverno
di malato (1930). Nel 1929 de Libero lo invita a
collaborare a "Interplanetario", su cui Moravia pubblica alcune novelle.
Collabora al primo numero di "Fronte"
(1931), la rivista di Scipione e Mazzacurati con un articolo sul romanzo inglese. Vicino
alla contessa Pecci-Blunt, scrive alcune presentazioni per le
mostre alla Galleria della Cometa. In questo periodo
č vicino alla scrittrice Elsa Morante e frequenta i pittori tonalisti (in particolare Capogrossi). Negli anni Trenta inizia un'instancabile
attivitā di viaggiatore come inviato di vari giornali, anche per sottrarsi al clima di
tensione che si č creato con il regime. Negli anni Quaranta alcuni articoli su riviste
sono firmati con lo pseudonimo di Pseudo, cui Moravia viene costretto dopo la
pubblicazione della Mascherata.(1941) , un testo in cui "intendeva colpire
la dittatura immergendola nellassurdo groviglio delle avventure politiche e delle
imprese del sesso" (Manacorda): una tematica che ritroviamo nei contemporanei dipinti
di Mafai o Maccari.
Della sua vastissima produzione del dopoguerra ricordiamo i centotrenta Racconti
romani (1954 e '59), vero monumento alla vitalitā e allinventiva della gente
romana. |