"LA RONDA"

Il primo numero appare nell’aprile del 1919, con un comitato di sette redattori: Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Bruno Barilli, Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Lorenzo Montano, Aurelio E. Saffi. Il mensile concluderą le sue pubblicazioni nel novembre 1922. Vi collaborano tragli altri A. Gargiulo, A. Savinio, G. de Chirico, C. Carrą, G. Raimondi, G. K. Chesterton. Il tamburino giacobino che appare sulla copertina č disegnato da Armando Spadini, che partecipava attivamente alle riunioni della redazione.
Nelle dichiarazioni dei collaboratori la guerra, terminata da nemmeno sei mesi, appare lontanissima: l'intellettuale si ritrova di fronte ai suoi problemi individuali e alle sue questioni tecniche, allo scopo di salvare il gusto dall'inquinamento e di astenersi dai problemi politici: "Lo stile, oltre al resto č una difesa", si legge. Cardarelli nel Prologo, che apre il primo numero, dichiara: "Il nostro classicismo č metaforico e a doppio fondo. Seguitare a servirci con fiducia di uno stile defunto non vorrą dire per noi altro che realizzare delle nuove eleganze, perpetuare insomma insensibilmente, la tradizione della nostra arte. E questo stimeremo essere moderni alla maniera italiana, senza spatriarci".
Il gusto dei rondisti si rivela appieno nella loro predilezione per la "prosa d’arte", un genere letterario votato alla perfezione linguistica, all’esercizio dello stile, e programmaticamente lontano dalla realtą. Questa ricerca ha alcuni punti di contatto con le parallele idee di artisti (in primis de Chirico) sul "ritorno al mestiere". Non a caso, proprio nello stesso periodo dello scritto di de Chirico su questo tema (su "Valori Plastici", novembre 1919) compare su " La Ronda" (gennaio 1920) l’articolo non firmato "Vademecum del giovane letterato".

 


 

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