FERRUCCIO FERRAZZI
Roma 1891 - Roma 1978 ;
pittore e scultoreSuo padre, Stanislao, è uno scultore
che lo inizia allarte. Ferruccio è il fratello maggiore di altri tre figli:
Riccardo (che diventerà pittore con il nome di Benvenuto, in ricordo del Cellini), Adele
e Maria.. Tra il 1904 e il 1905 frequenta lo studio di Francesco Bergamini, allievo di
Michele Cammarano; mentre tra il 1906 e il 1908 si iscrive contemporaneamente alla scuola
Libera del Nudo e a quella serale dell'Accademia di Francia. . Sorprende l'ambiente
artistico romano esordendo nel 1907, a soli sedici anni, nella LXXVII Esposizione di Belle
Arti, dove espone un Autoritratto in cui il colore è liberamente steso con la spatola.
L'anno successivo vince la borsa di studio nell'Istituto Catel, che gli permette
finalmente di dedicarsi completamente all'arte. Viene infatti posto sotto la tutela
artistica di Max Roeder, paesaggista di ascendenze boeckliniane, che lo introduce nella
colonia degli artisti tedeschi. Nel 1910 è ammesso alla IX Biennale di Venezia, dove la
sua opera è collocata nella "Sala della gioventù" Nel 1911 la Galleria
Nazionale d'Arte Moderna di Roma gli acquista il dipinto Focolare esposto nell'esposizione
internazionale di Roma.. Finalmente alla fine dello stesso anno vince il Pensionato
Artistico Nazionale . Agli inizi dell'anno nuovo è già a Parigi insieme al padre per
studiare nei musei le rotazioni della luce negli antichi e moderni pittori, tra i quali
innanzitutto Georges Seurat. . In questo periodo l'artista alterna così opere di
ascendenza futurista (è amico di Filippo Tommaso Marinetti) ad altre di influenza
cézanniana. . Sperimenta nuove ricette pittoriche e frequenta il Gabinetto delle Stampe.
Egli inoltre appare ben inserito nel milieu artistico ed intellettuale della capitale: è
molto amico di Federico Tozzi, militare a Roma, di Luigi Trifoglio,
Roberto Melli, Giacomo Balla e Mario Broglio. Tra l'agosto 1915 e il febbraio 1916 si iscrive
all'istituto di musica.
I risultati dei suoi sforzi si possono vedere già nel 1916 alla LXXXV
Esposizione Società Amatori e Cultori di Belle Arti, dove allestisce personalmente la
sala che gli viene assegnata come l'interno di un prisma, dove i quadri e i frammenti
pittorici riportano delle sagome irregolari, sghembe, legate alle complesse concezioni
prospettiche delle stesse opere. Mentre l'ambiente romano grida allo scandalo e gli viene
tolto il Pensionato, il cui regolamento vieta di esporre, i coniugi Signorelli, mecenati di Armando
Spadini, gli acquistano dei lavori, tra cui una scultura, Pietà. Ricava allora un
nuovo studio dove già abita con tutta la famiglia, nell'area archeologica della Domus
Aurea. Nel frattempo, Walter Minnich, medico svizzero appassionato collezionista d'arte ed
in particolare degli espressionisti tedeschi (specialmente di Max Pechstein, suo amico),
rimane molto colpito dalle opere di Ferrazzi agli Amatori e Cultori, al punto che ne
acquista diverse. Inoltre lo invita a soggiornare nella casa di Montreux sulle rive del
Lemano. Nel 1917 espone alla Kunsthaus di Zurigo (aprile 1917), leggendo nella ricca
biblioteca di Minnich (tra gli altri Ferrero, Bergson). Tali letture si vanno ad unire a
tante altre delle quali l'artista continuamente si nutre: Novalis, Eschilo, Sofocle,
Peguy.
Ritornato a Roma tra maggio e settembre 1917, alla fine dell'anno è
chiamato ad assolvere gli obblighi del servizio militare in Sardegna.. Nel 1919, ancora in
parte coinvolto dalle suggestioni futuriste, espone nella Grande Esposizione Nazionale
Futurista, che si tiene a Palazzo Cova di Milano (poi a Firenze, Genova e Mosca). . Nel
1921 tiene la sua prima personale nella Casa d'Arte Italiana diretta da Enrico Prampolini
e Mario Recchi di area futurista. Vi espone due olii su carta, acquerelli e disegni, molti
realizzati in Svizzera e in Sardegna, che vengono criticati da Cipriano Efisio Oppo su "L'idea Nazionale" (21 gennaio 1921), perché di
ascendenza "nordica". In primavera partecipa alla Prima Biennale Romana.
Nel luglio del 1922 sposa Horitia, figlia di Francesco Randone, maestro
ceramico, cultore di filosofie ermetiche ed animato da principi di socialismo umanitario.
Da questa unione nasceranno tre figlie: Fabiola, Metella e Ilaria. Nel 1923 la personale
alla Seconda Biennale Romana lo indica definitivamente quale punto di riferimento nel
panorama artistico romano, innanzitutto per la nuova generazione. Tra i suoi collezionisti
e mecenati spiccano i coniugi Signorelli, Emanuele Fiano e i coniugi Ottolenghi, più tardi Alfredo Casella.Tra il 1925 e il27 studia Piero della
Francesca a Firenze e Arezzo, nello stesso periodo in cui avvia gli studi per il tempietto
commissionatogli dagli Ottolenghi ad Acqui Terme, architettonicamente realizzato da
Marcello Piacentini. Ferrazzi ricerca in Piero
stretti e assoluti principi di composizione, capaci di ordinare l'aspetto emotivo della
figurazione, che nel ciclo decorativo del Mausoleo degli Ottolenghi è ispirata a temi
escatologici. Nel frattempo nel 1926 partecipa all'Exhibition of Modern Italian Art
allestita al Gran Central Art Galleries di New York.
Alla fine dell'anno gli viene conferito il prestigioso Premio Carnegie
che, presieduto in questa edizione da Pierre Bonnard, per la prima volta viene assegnato
ad un italiano. Dal 1929 occupa la cattedra di decorazione pittorica all'Accademia di
Belle Arti di Roma. Gli viene inoltre dedicata la prima monografia sulla sua arte nella
preziosa collana "Arte italiana Moderna", diretta da Giovanni Scheiwiller per la
casa editrice Hoepli di Milano.
Gli anni Trenta si aprono con la partecipazione alla Mostra del
Novecento italiano organizzata da Margherita Sarfatti
a Buenos Aires , dopo che nel 1926 delle incomprensioni gli avevano fatto decidere di non
esporre alla prima mostra di "Novecento italiano" (1926). Nel 1931 Cipriano
Efisio Oppo, nuovo "arbitro" delle arti sotto il Regime,
gli assegna una sala personale nell'ambito della Prima Quadriennale d'Arte Nazionale di
Roma. Gli viene assegnato un terzo premio. Inizia le prime sperimentazioni d'encausto,
suggestionato dagli affreschi ritrovati nella Villa dei Misteri di Pompei da Amedeo
Maiuri. Questo decennio vede Ferrazzi pienamente partecipe al dibattito centrale sulla
pittura murale, che ha i suoi "arditi" in Mario Sironi, Achille Funi, Gino Severini, Corrado Cagli, Carlo Carrà e
Massimi Campigli e coinvolge figure internazionali come Le Corbusier. Ferrazzi è
fermamente convinto che le arti figurative debbano entrare nella "funzione
organica" svolta dall'architettura. Intanto è incaricato da Marcello Piacentini per il Ministero delle Corporazioni di
realizzare i sette grandi Arazzi delle Corporazioni per il Palazzo delle Corporazioni,
progettato dallo stesso Piacentini e da Antonio
Vaccaro.E questa per Ferrazzi la prima grande commissione pubblica, che lo vede
insieme a Mario Sironi (incaricato di una vetrata istoriata), autore di un intervento non
pittorico. .
Nella primavera del 1933 si trasferisce nella casa-studio che si è
costruito in via di Villa Emiliani, nel quartiere Parioli, sopra la vallata del Tevere. In
aprile, nonostante non sia iscritto al Partito Nazionale Fascista, viene eletto Accademico
d'Italia per la classe delle Arti, scelto in una terna con Mario Sironi ed Ardengo
Soffici. Mediante tale carica potrà sollecitamente adoperarsi in favore di giovani
artisti (Guttuso, Ziveri, Cagli, Mafai), come dimostrano alcuni
documenti conservati nell'Archivio Ferrazzi. In questi anni partecipa al Premio Carnegie,
alle Biennali di Venezia , alle Sindacali e a molte mostre estere. Nel 1936 le forze
intellettuali italiane e molte straniere si ritrovano al VI Convegno Volta, promosso dalla
Reale Accademia d'Italia per discutere sui "Rapporti dell'architettura con le arti
figurative". Oltre a Ferrazzi vengono convocati: Le Courbusier, Paul Fierens, Massimo
Bontempelli, Henri Matisse, Armando Brasini, Carlo
Carrà, Giuseppe Pagano, Cipriano Efisio Oppo, Marcello Piacentini, Felice Casorati, André Lhote. . Nel 1937
è nominato membro della commissione ordinatrice della Mostra d'Arte italiana
all'Esposizione Universale di Parigi. Alla fine dell'anno si reca negli Stati Uniti per
fare parte della giuria del Premio Carnegie che si tiene a Pittsburgh. A New York visita
attentamente le gallerie, i musei soffermandosi con molta attenzione sulla collezione del
Fayum conservata al Metropolitan. Prende parte ad uno degli ultimi grandi cantieri
pittorici promossi dal Regime nel Palazzo di Giustizia di Milano, opera di Marcello Piacentini.. .
Nel 1941 porta a compimento due grandi encausti La scuola e L 'aurora
sulla rotazione delle terre nella Sala del Galilei dell'Università di Padova. Nel 1943
allestisce una personale nella Galleria di Roma che
raccoglie centoquarantatrè lavori oltre disegni e pastelli realizzati a partire dal 1908.
. Si inaugura nel febbraio 1946 una personale di Ferrazzi, che sulle pareti della Galleria
San Marco dispone un nuovo nucleo di quadri sul tema dell'Apocalisse, comprendente anche
le recenti immagini della bomba di Hiroshima. La mostra è promossa dall'"Art
Club". Partecipa nuovamente alle Quadriennali, Biennali e all'ultima edizione del
Premio Carnegie, avvenuta nel 1950, dove invia un capolavoro proprio di questi anni: La
stanza. In questo periodo si concentra soprattutto su cicli pittorici religiosi, come gli
affreschi nel Santuario di Santa Rita da Cascia e nella Basilica di Santo Eugenio a Roma,
realizzati entrambi nel 1951. . Nel 1954 conclude il grande mosaico, Apocalisse, che
svolge sulle pareti della cripta del Mausoleo Ottolenghi. Da questo decennio trascorre
molto del suo tempo nella nuova casa che si affaccia sul mare a Santa Liberata
sull'Argentario. Qui si dedica principalmente alla scultura sbozzando le pietre naturali
infisse nel terreno e i blocchi di nenfro delle cave di Canino, che poi completa con la
pittura. Tale complesso scultoreo, che riprende tanti temi trattati lungo l'intero arco
della sua attività, comprende il suggestivo Teatro della vita, che racchiude e completa
idealmente il suo lungo cammino nell'arte.
Bibliografia: Ferrazzi, monografia con autopresentazione dell'artista,
Milano 1929; C.L. Ragghianti, J. Recupero, Ferrazzi., Roma 1974; E. CARli, Ferrazzi.
scultore, Firenze 1974;Ferruccio Ferrazzi dal 1916 al 1946, catalogo della mostra, a cura
di B. Mantura, Spoleto 1989; I miti di Ferrazzi, catalogo della mostra a cura di V.
Rivosecchi, testo di M. Quesada, biografia di F.R. Morelli, Roma 1992; Ferruccio Ferrazzi,
il disegno, catalogo della mostra a cura di F. DAmico, W. Guadagnini, G. Roganti,
Modena 1993; Venezia e la Biennale, i percorsi del gusto, catalogo della mostra a cura di
F. Scotton, Venezia 1995. |